L’Eucaristia è il sacramento dell’Amore
È proprio così.L'Eucarestia è il sacramento dell’Amore divino, della condiscendenza divina verso gli uomini, e questo Amore ci chiama a sè ed esige di essere ricambiato, riparato con pari moneta e cioè con l’amore, con l’adorazione, con la gratitudine, con la riconoscenza. Nella misura in cui ci accostiamo a Cristo presente nell’Eucaristia, sia attraverso l’apice della celebrazione eucaristica, ossia la comunione sacramentale col Figlio di Dio, e sia attraverso la nostra umile, sincera e devota adorazione al di fuori della Santa Messa, possiamo attingere quell’amore che purifica i nostri cuori e li apre all’accoglienza di ciascun fratello e sorella che incontriamo sul nostro cammino.
Come non ricordare e riaffermare questa grande verità e cioè che nel sacramento dell’Eucaristia è presente in sommo grado realmente e sostanzialmente Cristo stesso, con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità ? Sotto le specie del Pane e del Vino, dopo la consacrazione operata dalle stesse parole di Cristo nella potenza dello Spirito Santo, durante il Santo Sacrificio, si fa realmente presente il Signore crocifisso e glorificato, anche se ai nostri occhi di “carne”, quelle stesse specie continuano ad apparire nella stessa forma di prima. Questo grande mistero è bene epresso in alcuni inni eucaristici tradizionali:
Ti adoro con devozione, o Dio che ti nascondi, che sotto queste figure veramente ti celi: a te il mio cuore si sottomette interamente, poiché, nel contemplarti, viene meno. La vista, il tatto e il gusto si ingannano a tuo riguardo, soltanto alla parola si crede con sicurezza: credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio: nulla è più vero della sua parola di Verità. E ancora:
La parola del Signore pane e vino trasformò pane in carne, vino in sangue, in memoria consacrò. Non i sensi, ma la fede prova questa verità.
Così, sotto le specie del Pane e del Vino consacrati, Gesù, il Signore, è realmente presente come dicevamo, come ha voluto Lui medesimo, per darsi in cibo a noi e associarci all’unità del suo Corpo mistico, cioè della sua Chiesa: ecco allora che comprendiamo come l’Eucaristia fa e costruisce la Chiesa.
Un altro aspetto particolare della divina Eucaristia è che in essa rendiamo culto non solo al Figlio di Dio Gesù Cristo, ma in Lui, per Lui e con Lui a Dio Padre, nello Spirito Santo. E non può essere altrimenti. Infatti il Figlio e il Padre sono una cosa sola (“Io e il Padre siamo una cosa sola” cfr. Gv 17,21) uniti nella stessa comunione che è lo Spirito Santo. In quella Carne immolata e in quel Sangue versato si fa realmente presente e operante il mistero pasquale di Cristo, ma in quello stesso mistero pasquale, in virtù dell’unione ipostatica del Verbo di Dio con la natura umana si rende presente anche il Padre e lo Spirito Santo perché Dio è Uno ma nello stesso tempo Trino! È un mistero ineffabile, che trascende i limiti della nostra umanità.
Dall’Eucaristia celebrata, ricevuta, adorata si sprigiona quella Potenza Divina d’Amore che è lo Spirito Santo e ci immette in quel circolo di comunione vitale col Figlio di Dio e in Lui con tutta la Santissima Trinità. Come ebbe a dire San Francesco d’Assisi, è lo Spirito Santo che in noi riceve il sacratissimo Corpo e Sangue del Signore Gesù; possiamo allora dire in base a quello che finora abbiamo detto, che lo Spirito Santo è per così dire il primo delle tre divine Persone a “toccare” la materia (il pane e il vino) per consacrarla, così è ancora Lui il primo agente che dispone, tocca i nostri cuori per ricevere, accogliere, adorare, amare e servire l’Unigenito del Padre e, in Lui, Dio Santissima Trinità. Mangiando la carne del Figlio dell’uomo e bevendo il suo sangue, diventiamo concorporei e consanguinei a Lui venendo a poco a poco trasformati, divinizzati in tutto il nostro essere per essere sempre più degni di partecipare al banchetto delle nozze eterne, le nozze dell’Agnello, che già pregustiamo fin d’ora nel mistero qui in terra e che un giorno, pienamente svelato, speriamo di gustarlo compiutamente inabissati in Dio somma carità!
Tutto questo può e deve diventare per noi consolante realtà e certezza a una sola condizione: avere molta fede, ossia vivere di quella fede viva “che opera per mezzo della carità” (Gal 5,6). (p G. Piva)