log.L'Ora di Gesł

Il tempo, come sappiamo, è rilevabile dall’uomo anzitutto nel presente. Orbene la dimensione del presente, il cui rapporto con l’eterno (un presente senza ieri e senza domani) è ben noto, è l’ambito per eccellenza in cui si esercita la libertà. Questa, emblema dell’umano, si gioca infatti in ogni istante. Poche volte ci soffermiamo a considerare che l’atto di libertà rivela la sua verità sempre e solo mentre lo si compie, e non mentre lo si progetta o lo si ricorda. Da qui l’importanza del presente nella vita dell’uomo. 
Occorre, tuttavia, affermare che non è possibile parlare di presente fuori dalle dimensioni del passato e del futuro. Infatti, possiamo parlare di presente solo perché sta in relazione con quanto è già avvenuto e con quanto deve ancora accadere. E proprio in questo doppio intrinseco riferimento il presente trova la sua consistenza. Da questa insuperabile connessione tra presente, passato e futuro si evince che così come il presente è l’ambito specifico della libertà, il passato lo è della memoria e il futuro della speranza. Memoria, libertà e speranza esprimono un io in cammino, individuano cioè un uomo che, dall’origine (passato), possiede una sua effettiva consistenza (presente), ma che ancora si trova sulla strada del compimento definitivo (futuro). 

In che modo l’Eucaristia illumina l’esperienza che inevitabilmente l’uomo fa del tempo a cui, con rapidissimi tratti, abbiamo accennato ? 

Anzitutto occorre ricordare che il presente eucaristico, il nostro partecipare alla Santa Messa, sta sotto una precisa ingiunzione di nostro Signore: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19). La “ripetizionedell’azione eucaristica (che non va mai confusa con la ripetitività) è un dato liturgico di primissimo ordine che sta alla radice non solo del ritmo celebrativo domenicale, ma anche di quello feriale. Essa è legata al mistero della Presenza reale di Cristo, mistero sacramentale che assicura la contemporaneità del Crocifisso Risorto ad ogni uomo di ogni tempo. 
Nell’Eucaristia la presenza di Gesù riempie il presente di ogni uomo, provocando la sua libertà perché aderisca al dono elargito. A questo proposito vale la pena di ricordare la bellissima espressione di

Kierkegaard: «L’unico rapporto etico che si può avere con la grandezza (così anche con Cristo) è la contemporaneità. Rapportarsi a un defunto è un rapporto estetico: la sua vita ha perduto il pungolo, non giudica la mia vita, mi permette di ammirarlo… e mi lascia anche vivere in tutt’altre categorie: non mi costringe a giudicare in senso decisivo» .

L’unico rapporto etico, cioè, in grado di implicare realmente l’umana libertà, è la contemporaneità. È una presenza al mio qui ed ora. Per questa ragione è adeguato parlare dell’Eucaristia come di incontro di libertà: nel presente eucaristico la libertà infinita di Gesù si incontra con la libertà in cammino dei fedeli . 

Cosa accade quando la libertà accoglie il dono presente nell’azione eucaristica? Con una espressione efficace si può dire che il rito, e quindi l’Eucaristia, «non deve portare “altrove, ma portare “dentro» . In questo modo la Presenza eucaristica, accadendo nel presente degli uomini, li innesta in profondità nella vita quotidiana, permette loro di cogliere la realtà nella sua pienezza. Si comprende allora l’insistenza della tradizione cristiana quando parla dell’Eucaristia come cibus viatorum, come l’alimento che rende possibile il cammino del popolo di Dio e di ogni uomo lungo la storia. 
In secondo luogo, non possiamo dimenticare la natura di memoriale propria del sacramento eucaristico. In forza del suo essere memoriale della Pasqua del Signore, l’evento eucaristico, celebrato nel presente, è originariamente e per sempre radicato nella storia: è l’evento storico-salvifico della Pasqua di Gesù a farsi presente sacramentalmente nell’Eucaristia. «Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito…» (1Cor 11, 23): le parole di Paolo ai Corinzi dicono l’insuperabilità dell’evento storico della Pasqua. Esso, in forza dello Spirito del Risorto, è trasmesso – traditio -, cioè comunicato sacramentalmente nel presente senza che per questo perda la sua natura di evento storico. 
Questo radicamento dell’evento eucaristico nella storia provoca la libertà del fedele al riconoscimento del dono che la precede e la costituisce: l’Eucaristia, come afferma Benedetto XVI, dice «la precedenza non solo cronologica ma anche ontologica del suo averci amati “per primo”. Egli è per l’eternità colui che ci ama per primo» (Sacramentum caritatis n. 14). In questo modo nell’Eucaristia la libertà del fedele si riscopre originariamente donata a se stessa: il dono della redenzione pone in essere una libertà liberata, capace quindi di accogliere tale dono. Ecco perché il memoriale è sempre azione di grazia per le meraviglie che Dio compie nella storia. 
Infine una parola sulla dimensione del futuro e della speranza. Troviamo qui uno dei temi classici della teologia eucaristica. Un argomento che è stato affrontato, nel quadro della riflessione sull’Eucaristia, in termini di pignus futurae gloriae e che trova una delle sue più belle espressioni liturgiche nell’acclamazione «annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta». Questa attesa del Signore che viene, che ha propriamente la forma della supplica – «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22, 20) – dice che la vita quotidiana dell’uomo non è un errare senza destino, ma un cammino verso la meta già conosciuta, donata e, quindi, amata dall’uomo pellegrino (homo viator). Una meta certa, che rende sicuro il cammino presente. Senza questa prospettiva di speranza nel futuro, infatti, il presente diventerebbe per l’uomo fonte permanente di angoscia perché egli si sentirebbe andare verso il nulla. 
Possiamo, quindi, riconoscere che l’Eucaristia è per la vita quotidiana, poiché essa «colloca il tempo nella prospettiva dell’eterno, perché il Risorto ha strappato al tempo ogni potere di annientamento. Il tempo non mi sta trascinando nel nulla, ma portando tra le braccia del Padre. La sua inarrestabile corsa diventa un positivo. Nell’Eucaristia è chiara l’origine (passato): il Padre che ci dona la vita, ci redime dal peccato nella morte e risurrezione del Figlio incarnato. Ma per la potenza dello Spirito questo evento passato vive nel qui ed ora (presente) attraverso la comunione dei cristiani. E così, in forza di questo evento, gli uomini possono camminare spediti alla meta (futuro)» .(A.Scola)