L’Eucaristia e la Famiglia, doni di Dio
1.
Penso che sia capitato a tutti, almeno qualche volta, di confrontare
la bellezza di un volto colla bellezza di un altro, di un quadro o di
una pagina musicale di un autore con la bellezza di una pagina
musicale o di un quadro di un altro autore. E di pronunciare un
giudizio del genere: è più bello, è meno bello
questo di quello. È un’esperienza semplice, quasi
banale. Tuttavia in essa è accaduto un evento spirituale di
immensa grandezza. Dire e pensare un "più" e un
"meno", istituire cioè una gradazione all’interno
della stessa perfezione [la bellezza nel nostro caso] implica che si
abbia la percezione almeno oscura di quella perfezione allo stato
puro. Infatti ha senso dire e pensare un "più" e un
"meno" solo in riferimento a qualcosa dello stesso genere
realizzato in tutta la sua perfezione. Il rapporto che esiste fra ciò
che è "più" o "meno" (bello) e ciò
che è nella perfezione insuperabile si chiama partecipazione.
Come dice la parola – prendere una parte – si tratta del
fatto che il "più" e il "meno" prende
parte di una perfezione che si comunica in gradazioni diverse. Si
potrebbe esprimere lo stesso fatto con il concetto di "vicinanza"
e "lontananza": se vuoi scaldarti, devi avvicinarti alla
sorgente di calore. Più sei lontano, meno ti scaldi.
Questa
riflessione ci aiuta a capire che cosa noi cristiani diciamo, quando
diciamo che il matrimonio è un sacramento. Tenete ben presente
nella vostra mente il concetto di partecipazione. C’è
una gradazione nell’amore umano: sia in quello coniugale sia in
quello di altro genere. Non c’è dubbio. Ed allora
possiamo chiederci: esiste un amore umano perfetto? un amore cioè
"di cui non se ne può pensare uno maggiore"? Oppure
la perfezione nell’amore umano è come una sorta di
orizzonte verso il quale si cammina ma non è mai
raggiungibile? Ascoltiamo quanto ci dice Giovanni nel suo Vangelo:
"Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta
la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i
suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" [13,1].
Il testo greco – sino alla fine – non ha solo significato
cronologico, ma ontologico: li amò con un amore perfetto. Non
si può amare più che Gesù. Sto parlando
dell’amore umano di Gesù. Esiste quindi un amore umano
perfetto.
Facciamo ora una breve premessa sui sacramenti in
generale. Essi sono atti del Signore risorto compiuti mediante il
ministro umano: non è il sacerdote x,y … che battezza,
ma è Cristo stesso attraverso di Lui. Il contenuto
dell’azione, ciò che Cristo compie mediante il ministro
varia da sacramento a sacramento. Ed ora ritorniamo al nostro tema. È
Cristo che mediante il ministro – i due sposi – celebra
il sacramento del matrimonio: il sacramento del matrimonio è
un atto di Cristo. Quale è il contenuto di questo sacramento?
che cosa Cristo opera quando celebra il sacramento del matrimonio?
Per rispondere a questa domanda correttamente dobbiamo tener conto
del fatto che il matrimonio … non è stato inventato da
Cristo. Mentre gli altri sacramenti sono stati interamente inventati
da Cristo per cui per sapere ciò che Cristo compie in essi,
devo interrogare esclusivamente la fede della Chiesa, nel caso del
matrimonio devo sapere e conoscerne la verità anche mediante
la ragione umana. Più concretamente: è ciò che
fanno – intendono fare – i due sposi quando consentono di
istituire fra loro il patto coniugale, che costituisce il sacramento
del matrimonio.
2 Premesso questo, rifacciamoci la domanda che
cosa fa Cristo quando mediante gli sposi celebra il sacramento del
matrimonio? Rende partecipi gli sposi del suo stesso amore. Che cosa
significhi in generale "essere partecipi di …" l’ho
già spiegato. In che cosa consiste questa partecipazione? essa
ha come due aspetti o livelli che non devono essere confusi. Il
primo. Ritorniamo per un momento alla … fonte: a Cristo che
"ama i suoi sino alla fine". La Scrittura denota
sicuramente la morte della croce. Ed infatti l’ultima parola di
Gesù è stata: "tutto è compiuto" [Gv
19,30]. La stessa radice che la parola "sino alla fine".
Orbene, secondo Ef 5, in quel momento si è definitivamente
siglata l’alleanza eterna di Dio in Cristo con l’umanità
lavata nel sangue, con la Chiesa. La perfezione dell’amore si
esprime nella sua definitività; nel non "poter più
riprender indietro se stesso": il sangue è stato effuso.
Quando Cristo celebra il matrimonio, rende partecipi i due sposi
della definitività insita nel suo amore. Istituisce fra essi
un "vincolo" che li lega in un’appartenenza
indistruttibile. Il dovere della fedeltà, la forma giuridica
dell’indissolubilità sono conseguenze non l’essenza
di questo vincolo. Gli sposi infatti possono essere infedeli; possono
divorziare: ma il vincolo che li unisce l’uno all’altro
permane più forte di ogni divisione. Esso è stato
istituito da Cristo stesso.
Il secondo. Come dicevo poc’anzi,
la sorgente ultima dell’eternità del vincolo che unisce
Cristo con l’umanità-Chiesa, è il suo amore
perfetto. Il dono è per sempre. Quando Cristo celebra il
matrimonio, rende partecipi i due sposi della sua capacità di
amare. E qui tocchiamo il "cuore" del matrimonio, in cui
rifulge tutto lo splendore della sua dignità. Mediante il dono
dello Spirito Santo che ha spinto Cristo a donarsi sulla Croce, gli
sposi sono resi partecipi di questa stessa forza amorosa: questa
partecipazione effusa nel cuore degli sposi è la carità
coniugale. È questa l’operazione più preziosa
compiuta da Cristo quando celebra il sacramento del matrimonio. Sono
dunque questi i due livelli di partecipazione: il sacro vincolo
coniugale; la carità coniugale. L’uno implica l’altro:
il vincolo esige la carità coniugale ed è il titolo
permanente ad ottenerla dallo Spirito Santo; la carità
coniugale vivifica e dona forma compiuta al vincolo coniugale. Esso
sussiste certo anche senza carità coniugale, ma è un
"monstrum", questa situazione. Così come un
sacerdote può esercitare il suo ministero sacerdotale senza la
carità pastorale, ma è un "monstrum".
2.
Penso che ora possiamo comprendere il rapporto che vige fra
l’Eucarestia ed il Matrimonio. In sostanza, la necessità
che la Chiesa ha di celebrare l’Eucarestia prende una
particolare configurazione per gli sposi. La Chiesa viene fatta
dall’Eucarestia. È mediante la celebrazione, non solo
rituale ma intimamente partecipata [vedete: è sempre lo stesso
concetto di "partecipazione"], che si costituisce la nuova
ed eterna Alleanza. Amata da Cristo, la Chiesa riceve lo Spirito
Santo che la rende capace di corrispondere. L’Eucarestia è
veramente il banchetto nuziale dove si celebrano le nozze di Cristo
colla Chiesa. Di questa alleanza gli sposi cristiani hanno ricevuto
una speciale partecipazione nel sacramento del matrimonio e
l’Eucarestia è la sorgente della grazia del loro stato
coniugale. E ciò lo si può evincere da vari punti di
vista, che ora vorrei brevemente presentarvi. In primo luogo,
l’effetto proprio, specifico della partecipazione
dell’Eucarestia è l’aumento della carità.
Teologicamente questo significa che essa penetra sempre più
profondamente nella persona così che questa diventa sempre più
capace di amare. Più precisamente: l’Eucarestia rende la
persona sempre più conforme a Cristo nello Spirito Santo.
Ma
questo accade assumendo la forma coniugale: è la carità
nella forma della coniugalità che è continuamente
accresciuta dalla partecipazione all’Eucarestia da parte degli
sposi. Cresce dunque in intensità la loro reciproca
appartenenza; si intensifica il loro vincolo coniugale e la loro
unione sponsale. Vengono sempre più attirati dentro all’amore
di Cristo. L’Eucarestia ha anche un secondo effetto. Scrive S.
Bonaventura: "L’Eucarestia fa che l’amore sia più
ardente e l’amore, quando arde, aiuta a purificare la ruggine
del peccato". Che cosa comporta questo per gli sposi?
3.
L’amore coniugale, come ogni amore umano, è un amore
insidiato. Possiamo connotare tutte le insidie con una sola parola:
la "concupiscenza". Essa è la ripresa di sé
stesso dal dono fatto all’altro; è in sostanza una
"riserva" messa sul dono di sé all’altro.
Agostino scrive: "il nutrimento della carità è la
diminuzione della concupiscenza; la perfezione, la sua assenza"
[in LXXXIII quaest. q.36]. È effetto proprio dell’Eucarestia
nel cuore degli sposi di liberarli da ciò che impedisce loro
di amarsi perfettamente. È la partecipazione all’Eucarestia
che scandisce l’itinerario degli sposi verso l’amore
perfetto.
Ma tutta la tradizione della Chiesa insegna che
l’efficacia dell’Eucarestia investe anche il corpo della
persona. Questa tradizione ha un esplicito fondamento biblico, ed
anche la liturgia cristiana attribuisce la risurrezione finale del
nostro corpo all’Eucarestia. Mi sembra che questo insegnamento
della Chiesa abbia un significato particolare per gli sposi. La
dimensione fisica è essenziale all’amore coniugale, e
l’unione delle persone è espressa e realizzata
nell’unione anche fisica. Il corpo è il linguaggio della
persona; è il linguaggio dell’amore coniugale.
L’integrazione del corpo nella persona ne è pertanto
condizione fondamentale. L’Eucarestia opera progressivamente
negli sposi questa trasfigurazione del corpo, così come fa nel
corpo dei vergini nel modo loro proprio. Come vedete partecipando
all’Eucarestia con fede e devozione, tutta la persona degli
sposi – spirito, psiche, corpo – viene trasfigurata e
resa conforme al Cristo, perché trasformata in Lui che dona se
stesso sulla Croce.
3. In questa terza parte della mia
riflessione vorrei affrontare questioni più particolari, ma
non meno importanti. L’approccio alla prima questione è
costituito da un testo di Benedetto XVI. Dice il S. Padre: "per
me rimane molto importante che nella Lettera di S. Paolo agli Efesini
le nozze di Dio con l’umanità, tramite l’Incarnazione
del Signore, si realizzino nella Croce, nella quale nasce la nuova
umanità, la Chiesa. Il matrimonio cristiano nasce proprio in
queste nozze divine … Così dobbiamo sempre imparare
questo legame tra Croce e Risurrezione, tra Croce e bellezza della
Redenzione" [Ai sacerdoti della diocesi di Albano, 31 agosto
2006]. La radicazione del matrimonio nell’evento della croce
indica agli sposi come devono affrontare e vivere le loro eventuali
crisi. Non raramente oggi si pensa che alle prime difficoltà
più o meno serie sia meglio separarsi o perfino divorziare.
Non è così. È attraverso la Croce che si giunge
alla Risurrezione: proprio in questo modo l’amore coniugale si
purifica e si intensifica.
Una seconda questione non è meno
grave oggi: è la poca stima che si ha del matrimonio e
dell’amore coniugale. È una sfida enorme. Sono ogni
giorno più convinto che solo la testimonianza degli sposi in
cui risplenda la bellezza dell’amore coniugale possa suscitare
nel cuore dei giovani una profonda attrazione verso lo stato
coniugale. E a questo punto innesto un’altra ed ultima
questione. La riflessione sul rapporto Eucarestia e matrimonio è
una porta principale d’ingresso nella verità e nella
preziosità propria del matrimonio medesimo. Quanti, anche fra
coloro che si sposano in Chiesa hanno questa percezione di fede? È
un’opera di catechesi che ci aspetta e di cui la Chiesa ha
immenso bisogno.
Concludo. Da ciò che ho detto risulta come
il rapporto che la persona coniugata ha con l’Eucarestia è
davvero singolare, in analogia alla singolarità che ha
coll’Eucarestia il sacerdote. Attraverso questo rapporto
possiamo entrare nel mistero più profondo della vicenda umana.
Questa vicenda alla fine si risolve dentro al grande dramma
dell’amore e quindi della libertà. Dio per liberare
l’uomo si manifesta come amore che si dona, e lo fa facendosi
uomo. Così rivela anche l’uomo a se stesso nella sua
intera verità e libertà. Questo avvenimento è
eucaristicamente sempre presente in questo mondo. Pertanto la
celebrazione dell’Eucarestia è il punto in cui si
concentra tutta la storia, e che sostiene tutta la realtà. E
il segno visibile personale di ciò che accade quando
celebriamo l’Eucarestia è il sacramento del
matrimonio.
mons.Caffarra