log.anim L'ora di Gesù
Il Signore diventa il mio tempo
Il libro di mons. Benigno Luigi Papa.Tutti i ritiri spirituali tenuti da Mons. Papa per gli associati de l'Ora di Gesù
mons Benigno Papa Il Signore diventa il mio tempo



don Alessandro Greco Presentazione di Don Alessandro Greco


Statte, 28 febbraio 2011

Eccellenza Reverendissima, carissimi amici dei gruppi L’Ora di Gesù,
sono onorato dell’invito che mi è stato rivolto, per presentare questa sera il libro Il Signore diventa il mio tempo che raccoglie le meditazioni, dettate da Vostra Eccellenza, durante i ritiri spirituali ai gruppi de L’Ora di Gesù, a partire dal 1996.
Si tratta di un lavoro di grande pazienza, perché non è facile mettere insieme pensieri donati in tanti anni e non è facile rivederli, conservando la fedeltà al pensiero dell’Arcivescovo, per la solidità teologica, per l’utilità finalizzata alla crescita della spiritualità eucaristica. Lo scopo della presente pubblicazione, oltre a rappresentare un doveroso atto di gratitudine nei confronti dell’Arcivescovo per il suo ministero attento e ricco di zelo, costituisce anche un contributo di sapiente magistero che si aggiunge a tutto ciò che ha insegnato nei suoi anni di servizio alla Chiesa di Taranto.
Dal testo, cercherò di estrapolare un percorso che aiuti voi dell’Ora di Gesù e tutti coloro che vorranno leggerlo, quello che fa non solo di voi, ma di tutti noi, una comunità eucaristica. Le meditazioni sono dieci, come un decalogo; non sono state dettate in modo programmatico o sistematico, come lezioni teologiche accademiche; si potrebbe dire che sono occasionali, ma, nello stesso tempo, profonde e di denso contenuto dottrinale e spirituale. Infatti, l’Arcivescovo non ha tracciato un itinerario che ha sviluppato progressivamente, ma ha risposto all’invito e al bisogno di nutrimento spirituale, manifestato a lui, di volta in volta, dai responsabili dell’Ora di Gesù. Scorrendo l’indice del testo, ci si rende immediatamente conto della solidità, della ricchezza e dell’ampiezza dei temi sviluppati, avendo come fonte luminosa l’Eucaristia. I titoli:

1.L’adorazione e l’ascolto di Gesù, per spiegare cosa sia l’adorazione, il sostare in ginocchio davanti al Sacramento eucaristico;
2.Il gusto della Sapienza e della conoscenza, per imparare a conoscere Dio e a gustare il dono della Parola;
3.L’ora di Gesù e il suo tempo;
4. L’ora di Gesù: l’ora della passione e della glorificazione per capire la grandezza, la solennità, il dramma dell’ora della redenzione, segno di amore supremo per tutta l’umanità;
5.La fede fonte di salvezza;
6. Il Vangelo e la fede per capire che la salvezza non un è un fatto automatico, meccanicistico, ma esige la libera adesione alla Rivelazione, alla proposta concreta di Gesù di metterci alla sua sequela;
7. L’Eucarestia e la preghiera;
8. L’Eucaristia fonte di liberazione e di purificazione;
9. L’Eucaristia sorgente di unità e di perdono;
10. L’Eucaristia fonte di spiritualità, per capire che solo con la centralità dell’Eucaristia è possibile essere autentici cristiani.

Il titolo del libro: Il Signore diventa il mio tempo. Quale interpretazione dare a queste parole? Ognuno potrebbe dare la sua. Personalmente preferirei agganciarla proprio all’Ora di Gesù. E’ scontato che quando si parla di Ora, nel nostro contesto, non si tratti di ora in senso cronologico.
L’Ora di cui si parla qui, trascende il tempo, lo spazio, il limite, i confini dell’uomo e proietta verso l’infinito, verso l’eternità.
Si deduce, pertanto, che l’ora di Gesù è il momento culminante del suo ingresso nella nostra finitudine ed è l’ingresso nostro nella sua ora, nel suo tempo che è l’eternità. Il Signore diventa il mio tempo significa che io non sono prigioniero dell’orizzonte intramondano, che la mia meta non è l’orizzonte storico, ma l’orizzonte soprannaturale, infinito, è l’eternità. La mia destinazione ultima è Dio.
Tale prospettiva è anticipata, resa viva e reale nel sacramento eucaristico, nostro cibo, grazia che riempie l’anima, pegno della gloria futura.
Sono altamente espressive le preghiere del dopo-comunione, specie nel tempo pasquale, nelle quali vi è sempre un richiamo al banchetto terreno come segno e anticipazione del banchetto celeste. Si comprende così il significato che l’Arcivescovo dà all’Ora di Gesù: è l’ora dell’istituzione dell’Eucaristia, della passione, della morte, della risurrezione, in serena obbedienza e abbandono alla volontà del Padre.
In quell’ora ci siamo noi; quell’ora è vissuta per noi: è la nostra ora, l’ora della contemplazione del mistero, l’ora dell’incontro con Cristo, l’ora del nostro nutrimento, l’ora della trasformazione della nostra vita in vita eucaristica.
L’Arcivescovo, attraverso le meditazioni contenute nel libro, non ha avuto l’intento di incoraggiare la devozione e tanto meno il devozionismo eucaristico, ma ha avuto l’intento di orientare e formare alla spiritualità eucaristica e alla riscoperta della centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa, della famiglia, delle comunità, della vita personale.
Infatti, nel libro, dopo le meditazioni sull’Ora di Gesù, con tutte le splendide spiegazioni, offerte dall’Arcivescovo, sui suoi molteplici significati, il pensiero si sviluppa intorno ai seguenti temi: Vangelo, fede, salvezza, preghiera, purificazione, unità, perdono, spiritualità. Si potrebbe dire che il filo conduttore delle meditazioni abbia come finalità immediata la presentazione del Mistero eucaristico e ciò che il Mistero eucaristico realizza nella nostra vita: ciò che è e ciò che fa potrebbe orientare la nostra riflessione.
Attraverso la lettura dell’abbondante, lucido e denso magistero, si comprendono lo stile pastorale e il gusto teologico dell’Arcivescovo, sia dal punto di vista personale, sia dal punto di vista degli insegnamenti costanti per formare e guidare la comunità diocesana. Infatti, se da una parte suggerisce di metterci in atteggiamento di adorazione e di contemplazione del Mistero, donando a Gesù un’ora del nostro tempo perché lui ha avuto tempo per noi, dall’altra fa notare che dalla contemplazione del Mistero deve scaturire l’essere della Chiesa e l’essere nuovo del cristiano.
Quella che ho appena descritto è sostanzialmente la struttura del testo. Vorrei, però, evidenziare alcuni punti che a me sono sembrati particolarmente significativi e stimolanti, meritevoli di essere ripresi, affinché ogni singolo gruppo dell’Ora di Gesù possa essere un riflesso sostanziale della presenza eucaristica e testimoniare concretamente l’amore a Gesù sacramentato con la testimonianza esemplare della vita quotidiana in ogni suo ambito, non solo ecclesiale, ma anche civile. 1. Leggendo il testo, sono stato particolarmente colpito da ciò che l’Arcivescovo dice circa l’ora di Gesù, non del gruppo, ma della Sua ora solenne.
Intendo riferirmi al momento della morte, l’ora in cui Gesù consegna lo Spirito: «Gesù chinato il capo, spirò, emise l’ultimo respiro. In greco, ‘consegnò lo spirito’ vuol dire consegnò lo spirito al Padre e quindi passa da questo mondo al Padre. Ma può significare anche: consegnò il suo spirito agli uomini. Proprio così! Il momento della morte è il momento in cui la Chiesa nasce; infatti, subito dopo, si dice che dal suo costato trafitto escono fuori sangue e acqua. Il sangue è il simbolo dell’amore grande. L’acqua è il simbolo del battesimo. Dal costato nasce la Chiesa, la vita sacramentale della Chiesa, la vita cioè della comunicazione dello Spirito. Adesso comprendiamo perché questa è l’ora di Gesù, l’ora sesta, l’ora del massimo splendore di sé… l’ora della consegna dello Spirito all’umanità, l’ora in cui nasce la Chiesa…L’ora di Gesù è l’ora della sua passione e della sua morte…espressione grande del suo amore. In questo senso, l’ora di Gesù è l’ora della sua glorificazione, è l’ora della glorificazione del Padre. L’ora di Gesù è l’ora dell’effusione del suo spirito, è l’ora in cui egli, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine, nella sua massima espressione, è l’ora in cui Gesù si rende presente sacramentalmente, attraverso il pane e il vino consacrati. Tutti questi eventi di grazia diventano condivisione per noi. Questa è l’ora di Gesù, l’ora in cui si è offerto all’umanità» (pp. 37-38).

A questa ora deve seguire la nostra risposta.
1. Prima di tutto bisogna riappropriarci dei contenuti di quell’ora della massima donazione all’umanità, affinché troviamo luce e forza per il nostro cammino.
Lo Spirito comunicatoci da Gesù lo accogliamo attraverso il sacramento, l’ascolto della Parola, l’adorazione (cf p. 38).
Neanche noi dobbiamo intendere l’ora in senso cronologico, ma come incontro con lo Spirito che ci vivifica.
2. Un altro punto fondamentale che vorrei evidenziare riguarda gli effetti che il Mistero produce. Desidero riferirmi alla comunità, in questo caso a voi, dell’Ora di Gesù (poi, alla diocesi, alla parrocchia, alla famiglia, ai gruppi) come figura eucaristica.
Nelle presenti meditazioni, l’Arcivescovo parla dell’Eucarestia come fonte della santità e della comunione.
Affinché la comunità, in questo caso il gruppo l’Ora di Gesù, diventi figura eucaristica è necessario che:
i suoi membri vivano in comunione con Dio e tra loro; la comunità sia serva degli uomini attraverso le opere di carità e l’annuncio del Vangelo; renda testimonianza del Vangelo accolto, vissuto, celebrato; sia un gruppo orante che non cessa di rendere lode a Dio; sia una comunità missionaria.
Un importante tratto caratteristico della comunità è squisitamente missionario. Infatti, attraverso la celebrazione della santa Eucaristia, la comunità si fa missionaria.
L’Arcivescovo, in un suo documento, scrive: "Non possiamo dimenticare che nel cuore della celebrazione viene detto che il corpo dato e il sangue versato sono per voi e per tutti: la missione è iscritta nel cuore dell’Eucaristia. Da qui prende forma la vita cristiana a servizio del Vangelo"

1.Con queste parole riprende quanto aveva scritto Giovanni Paolo II nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia: «La celebrazione eucaristica è al centro del processo di crescita della Chiesa»;
e ancora: «dalla perpetuazione, nell’Eucaristia, del sacrificio della croce e dalla comunione con il corpo e sangue di Cristo, la Chiesa trae la necessaria forza spirituale per compiere la sua missione»
2. L’Arcivescovo parla della missione della Chiesa e di ogni parrocchia e lo fa non in termini vuoti e trionfalistici che richiamano il pragmatismo e l’efficientismo, ma ancorandosi alla sorgente vera che è l’Eucaristia, fonte ed evento di evangelizzazione: «La celebrazione eucaristica edifica una parrocchia come Chiesa mistero di comunione, serva di Dio e degli uomini, capace di rendere testimonianza, al mondo, della fede che professa e celebra, di trasformare la vita dei suoi membri in una offerta a Dio e in un impegno generoso nella comunicazione del Vangelo»
3. Un richiamo alla famiglia. Ad essa l’Arcivescovo riserva sempre grande attenzione. Altrove scrive che ha la vocazione ad essere figura eucaristica. Anche se nelle presenti meditazioni non ne parla esplicitamente, vale la pena di ricordarne i tratti caratteristici.
Infatti, anche la famiglia (come la parrocchia o le piccole comunità, associazioni, gruppi, movimenti) è:
è koinonia perché è mistero di comunione, vita di comunione con la Trinità e vita di comunione intrafamiliare. L’amore trinitario diventa fonte e modello di amore all’interno della famiglia; è marturia perché la famiglia annuncia e testimonia il Vangelo, vivendo e realizzando in modo autentico i valori della famiglia, con la grazia del sacramento del matrimonio; è diakonia perché in essa la vita di comunione si manifesta in un servizio di carità, di apertura, di dialogo, di accoglienza nei confronti di tutti;
è leitourghia perché la famiglia vive una vita liturgica; essa è una realtà sacra, luogo di santificazione, di relazioni di amore, di perdono, di apertura alla vita, luogo di formazione, di celebrazione e di comunicazione della fede. In questo senso la famiglia è figura eucaristica.

4. Un ultimo punto che vorrei sottolineare riguarda la fede. Si tratta di un richiamo di grande spessore che sollecita la riflessione sulle sue caratteristiche, non secondo i propri criteri, ma secondo i criteri che Gesù stesso indica.
L’Arcivescovo, per due volte, detta la meditazione sul miracolo della guarigione del cieco nato, non per insegnare, spiegare, illustrare il significato del miracolo in ordine alla potenza taumaturgica di Gesù sul corpo malato dell’uomo, ma per illustrare la sua onnipotenza sullo spirito di Bartimeo e di ogni uomo che grida: «Gesù, abbi pietà di me!», a cui segue la parola di Gesù: «Va’, la tua fede ti ha salvato».
L’arcivescovo commenta: «Che cosa è all’origine di questa esperienza di salvezza, che trasforma in modo radicale la vita di una persona? A chi va attribuito tale cambiamento? Alla fede… Ecco la prima cosa meritevole di essere sottolineata. La fede non come un insieme di pratiche di pietà, di dottrine da imparare a memoria; la fede non come un insieme di pratiche da mettere in atto, ma come una adesione piena a Gesù che trasforma radicalmente la vita, che da ciechi ci fa diventare vedenti, che da persone sedute, stanche della vita, ci fa diventare persone vive, capaci di avere una ragione per cui vivere e operare. Da persone socialmente emarginate, a persone inserite pienamente nella comunità» (p. 56). Tutto questo ci porta a riflettere sulla pietà e sulla spiritualità eucaristica. Ciò significa che l’Eucaristia viene collocata al centro della nostra vita perché ne diventi il fulcro, la fonte ispiratrice del nostro essere e del nostro agire, la fonte della santità, il principio della comunione, l’irradiazione dell’amore.
Chi sosta in adorazione davanti all’Eucaristia attinge da essa la forza, la luce, la sapienza, il nutrimento affinché la propria vita sia vita eucaristica.
Dall’ora di Gesù, dall’ora trascorsa in adorazione e in contemplazione del Mistero, bisogna passare all’ora della nostra vita, l’ora della volontà di Dio che si deve compiere nella nostra vita, l’ora del servizio umile alla vita, alla società, al mondo, l’ora del dono, l’ora della testimonianza, l’ora del coraggio nelle scelte fondamentali, l’ora della decisione di vivere insieme con Gesù l’Ora della redenzione.
Gesù condivide le nostre ore, noi condividiamo la sua Ora; Gesù entra nelle nostre ore di sofferenza, di scoraggiamento, di sconfitte, di delusioni, di peccato, di tenebre, noi entriamo nella sua Ora di luce, di speranza, di salvezza.

5. Prima di concludere la mia riflessione sul libro che, spero, voi possiate di frequente riprendere per approfondirne i contenuti, desidero esprimere all’Arcivescovo, a nome di tutti, gratitudine sincera per questa ricchezza spirituale, per la sollecitazione a seguire le orme di Gesù, per i costanti e solidi insegnamenti, per le esortazioni a lasciarci formare dalla Parola e dall’Eucaristia per diventare persone adulte nella fede.
L’ultimo pensiero è tratto dalla preghiera recitata a Taranto in Piazza della Vittoria, alla conclusione della processione del Corpus Domini 2004:

… Noi Ti adoriamo, Signore Gesù
e nel prostrarci dinanzi a Te,
riconosciamo che la nostra umanità
riscopre la sua più alta dignità.
Tu sei con noi e per noi,
sei l’Emmanuele, il nostro Redentore:
pane che ci dona la sapienza, cibo che ci dona la vita.
Noi poniamo in Te la nostra fiducia,
noi fondiamo in Te la nostra speranza.
… Rendi tutti noi operatori di pace,
nella famiglia, nel quartiere, nella città.
Il virus della violenza e dell’interesse egoistico
non abbia il sopravvento nella trama delle relazioni umane.
Tu, che sei il Principe della pace,
fa’ di tutto il tuo popolo cristiano
una comunità che costruisce la pace
nella verità, nella giustizia nella libertà e nell’amore.


don Alessandro Greco
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