Mons.
Benigno L. Papa ha illustrato l'opera “Consolare gli afflitti”. Nella
pastorale della Chiesa non si miri ad un attivismo pragmatico, cieco,
ma ci si renda conto della testimonianza che noi cristiani siamo
chiamati a rendere visibile, che possiamo acquisire attraverso una
riflessione biblica, teologica e pastorale. Essere cristiani
autentici, veri discepoli di Gesù, il quale è lo
specchio visibile della misericordia di Dio invisibile. Non si tratta
di praticare una devozione, ma di testimoniare con la nostra fede
l'impegno di quello che appartiene al cuore della nostra esperienza
cristiana. Attraverso
delle icone bibliche mons Papa, ha condotto la sua riflessione sulla
consolazione.
Un primo
riferimento è l'esperienza che Gesù ha fatto nel del
Getsemani, una esperienza drammatica, tipica di ogni uomo che lotta
tra la vita e la morte. Vive l'agonia, nel senso letterale del
termine: agonia significa lotta. E l'evangelista dice che Gesù
è in agonia nel Getsemani. Egli lotta tra la vita e la morte.
Ha paura della morte, e come tutti gli uomini vorrebbe non morire.
Chiede al
Padre se fosse possibile allontanare il calice della sofferenza. Però
ha sentito anche il bisogno di aderire, anche al disegno della
salvezza di Dio. Ricordiamo tutti, quando dice:-Non la mia ma la tua
volontà, sia fatta.
Nel
contesto di questa lotta che Gesù vive nella preghiera, gli
appare un angelo dal cielo, a confortarlo. Gesù è
consolato da un angelo, da un messaggero di Dio. Gesù è
vero Dio e vero uomo. La sua umanità è uguale alla
nostra. Luca dice nel battesimo di Gesù che Lui non è
solo figlio di Abramo, come dice Matteo, ma è figlio di Adamo.
Cioè è un uomo. E'
importante questa immagine: ogni uomo sofferente è consolato
da Dio. E noi siamo chiamati a consolare, con le opere di
misericordia; a consolare come Gesù fu consolato. In ogni
persona sofferente è presente Gesù. Noi siamo il corpo
reale di Cristo come Chiesa. E anche quelli che non sono cristiani,
in quanto creati ad immagine e somiglianza di Dio, hanno il segno di
appartenenza a Dio. E perciò questa icona illustra molto bene,
il dovere, la necessità della Chiesa ad essere Madre di
Misericordia, consolatrice degli afflitti. Quindi
mons Papa ha fatto riferimento ad un'altra icona. Gesù
non come persona consolata ma persona che consola. E il riferimento
lo troviamo nella resurrezione del figlio unico della vedova di Nain.
(Lc 7,15-18).
Si tratta
di una vedova che ha un unico figlio che è morto. Gesù
si imbatte con i suoi discepoli nel corteo funebre, e Luca dice che
Gesù vedendola ne ebbe compassione, e le disse:-Non piangere. In questo
brano appare Gesù che consola. Incontrando la sofferenza di
questa donna che ha perso il suo unico figlio,il vangelo dice:-Ne
ebbe compassione. E la compassione è manifestazione tipica di
Dio. Nel vangelo di Luca la compassione è citata tre volte. La
misericordia di Dio incarnata da Gesù è il volto di
Dio, come dice il Papa misericordia vultus. Non piangere. A volte
detto da noi sa di vuoto paternalismo. Perché, non si può
piangere di fronte alla morte di un figlio? Ma Gesù dice alla
vedova di non piangere perché resuscita il figlio, glielo
restituisce. Una icona evangelica fondamentale che è proprio
di Dio, dare consolazione.
La
consolazione è la risposta di Dio all'esperienza di
desolazione in cui l'uomo talvolta vive. Consolare gli afflitti vuol
dire partecipare alla modalità di essere di Dio. Non è
una semplice attività emozionale, sentimentale. Il consolare è
attività di Dio.
Tutta la
storia di Gesù, è la storia di una consolazione
continua, con le parole, con la sua tenerezza, con la sua morte e la
sua resurrezione. Ed al
termine della sua vita, invia lo Spirito Santo, il consolatore,
perché i suoi discepoli siano in grado di poter operare da
figli di Dio come il Figlio di Dio per eccellenza, continuando a dare
misericordia con la consolazione.
Nelle
Beatitudini leggiamo :-Beati gli afflitti, perché saranno
consolati C'è
una giustizia che viene da Dio a fare consolazione, che noi non
attendiamo solo su questa terra , ma che noi attendiamo anche
nell'aldilà. Chi
consola è Dio, ma attraverso gli uomini arriva agli afflitti,
solo se la consolazione ricevuta da Dio diventa modo di consolazione
fra gli uomini stessi. Perché consolati da Dio riusciamo a
consolare gli altri. Attraverso la mediazione delle persone, Dio può
dare consolazione.
E'
importante la pratica della consolazione agli afflitti, perché
Dio si serve degli uomini, per arrivare ad altri uomini. Noi ci
dobbiamo offrire come mediatori, attraverso di noi il Signore Dio si
rende presente nella vita delle persone. Gli afflitti sono i poveri
che piangono, che hanno fame e sete. Sono
persone che in un modo o in altro sono in una situazione di
sofferenza, sia di natura fisica, morale o spirituale. Possono essere
cristiani od appartenenti ad altre religioni, o atei, che si trovano
in una situazione dolorosa e che hanno bisogno di aiuto. Curare le
ferite è possibile offrendo consolazione. Nel 2007, nella
nostra diocesi, mons Papa istituì il ministero della
consolazione, perché la carità è un elemento
costitutivo della comunità, al pari dell'annuncio della parola
e della pratica dei Sacramenti. Una comunità che non pratica
la carità è come se non partecipasse ai sacramenti, o
all'annuncio della Parola. La misericordia oltre che pratica
individuale deve essere anche comunitaria. Per amore
di Cristo dobbiamo praticare le opere di misericordia: in quanto
persone amate da Dio, noi sentiamo il bisogno di offrire amore.
Consolati da Dio possiamo offrire la consolazione ricevuta da Lui,
nel rispetto e nell'umiltà.
Raffaele Passarelli