L'Ora di Gesù, Adorazione, Formazione eucaristica

VIVERE PER L'EUCARESTIA

Giovanni Paolo II nella sua Enciclica sull’Eucaristia, che è rimasta nel cuore di tutti quasi come il suo testamento spirituale, dice semplicemente: La Chiesa vive dell'Eucaristia.
Da qui rilevo già un primo assunto: l’Adoratore è uno che vive dell’Eucaristia, che crede così fortemente in questa Presenza da farne la sua ragione di vita e persino di morte.

L’Adoratore dunque si manifesta subito come missionario, come uno che ha per missione dare la vita perché tutti credano che Cristo è presente nel Sacramento.
Papa Giovanni Paolo II dice così: La Chiesa con gioia sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20);

A queste parole si aggiungono quelle dell’attuale pontefice nella sua Deus Caritas est: Nella liturgia della Chiesa, nella sua preghiera, nella comunità viva dei credenti, noi sperimentiamo l'amore di Dio, percepiamo la sua presenza e impariamo in questo modo anche a riconoscerla nel nostro quotidiano.

Dunque la Presenza di Cristo nell’Eucaristia è frutto di una promessa e di una volontà di Dio: stare con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. E di questa promessa è garante la Chiesa che ne fa quotidiana esperienza.
Un uomo che voglia guadagnarsi la buona grazia di un Re, non altro desidera che vederlo spesso e parlargli a suo piacimento, senza impedimento alcuno: ma qualora il Re potesse penetrare nel suo cuore, e vedere il desiderio che ha di piacergli, quale sarebbe mai la gioia e il trasporto di quest’uomo di corte?
Ora, noi sappiamo per fede che il Re del Cielo e della Terra è presente sugli Altari, che ognuno può stare davanti a Lui tutto il tempo che desidera e che, benché questo Re si trovi in una infinità di Ostie e di Altari, pure è attento a ciascuno in particolare, tanto da far credere che non abbia da guardare altri che colui che sta ai suoi piedi, senza perdere alcuno dei suoi pensieri, dei suoi omaggi e dei suoi desideri.

Questo Re della gloria riceve ed accetta con compiacimento tutti i nostri omaggi.

Nell’uomo che vuole guadagnarsi la grazia del Re, c’è il volto di ciascuno di noi. In ogni uomo, infatti, è nascosto il desiderio di vedere Dio, di essere ammessi alla sua Presenza. L’Eucaristia è dunque la risposta di Dio a questo desiderio. Nell’Eucaristia ci è concesso, in qualche misura, di vedere Dio, di incontrarlo. Ma se nella celebrazione eucaristica Dio lo vediamo e incontriamo entro uno spazio limitato di tempo, prolungare la Messa nell’Adorazione Eucaristica diventa la possibilità di vedere Dio ogni volta che lo desideriamo. Da qui nasce l’ansia missionaria dell’adoratore di propagare l’adorazione : che tutti sperimentino il desiderio di vedere Dio, di incontrarlo, di sentirlo vicino tutti i giorni della vita, saperlo presente non solo nel momento, pur fondante, della celebrazione Eucaristia, ma sempre, grazie all’Ostensione del Sacramento.
E' possibile vedere Dio e alimentare il desidero di vederlo di continuo solo dentro la Chiesa. Così come ci ha ricordato il nostro attuale Pontefice Benedetto XVI nel nuovo ciclo di catechesi del mercoledì: non possiamo avere Gesù senza la realtà che Egli ha creato e nella quale si comunica e cioè la Chiesa.
L’Adoratore è dunque uno che ama la Chiesa, e la sua tradizione nel senso forte di consegna di un patrimonio, di un tesoro, di una grazia. È dentro a questa consegna che noi sappiamo per fede, che il Re del Cielo e della Terra è presente sugli Altari, che ognuno può stare davanti a Lui tutto il tempo che desidera. l’Adoratore è uno che vive la Presenza di Cristo nel suo quotidiano e che ama la Chiesa in quanto comunità che testimonia per prima la realtà di questa Presenza.

Vivere nell’amore per l’unità


Benché Gesù si trovi in una infinità di Ostie e di Altari, pure è attento a ciascuno in particolare, tanto da far credere che non abbia da guardare altri che colui che sta ai suoi piedi, senza perdere alcuno dei suoi pensieri, dei suoi omaggi e dei suoi desideri. Gesù, che pure si manifesta all’interno di una comunità (la Chiesa), non è Presente a tutti indistintamente, ma è presente a ciascuno. Cristo nell’Eucaristia ama ciascuno in modo unico e personale e chiede pertanto a ciascuno un coinvolgimento unico e personale.

Vi ho chiamato amici

Quando Giovanni il Battista vide Gesù nel Giordano esclamò: “Guardate! Ecco l’Agnello di Dio” (Gv. 1:36) Prima di ricevere la Santa Comunione questo è ciò che il sacerdote dice quando eleva l’Ostia Consacrata: “Ecco l’Agnello di Dio”! In altre parole, è realmente Gesù. Il Papa Giovanni Paolo II dice che “Cristo ci sta ora invitando urgentemente ad avvicinarci a Lui nel Santissimo Sacramento” nel momento in cui “Ognuno è chiamato a crescere continuamente in intima unione con Gesù Cristo che dice: “Io sono il Pane di Vita disceso dal cielo” (Gv. 6:51) Ascoltare l’insegnamento del Padre ed imparare da questo, vuol dire venire a Me… (Gv. 6:45)

Il modo in cui noi andiamo da Gesù è sia comunitario che personale quando il Papa afferma che: “Il nostro modo comunitario di adorare durante la Santa Messa deve andare di pari passo con il nostro amore personale per Gesù nelle ore di adorazione, affinché il nostro amore per Gesù sia completo.”

Gesù sta con noi giorno e notte nel Santissimo Sacramento, dove ci chiama a ritornare a Lui nel corso della settimana, per passare un po’ di tempo tranquillo alla Sua presenza ed al fine di approfondire la nostra unione e sviluppare la nostra relazione personale con Lui, che ci chiama all’amicizia quando ci dice “Vi ho chiamato amici”(Gv. 15:15).

Papa Giovanni Paolo II dice: “Cristo rimane nel Santissimo Sacramento come Colui che è nostro compagno, che accoglie l’uomo afflitto dalle difficoltà e lo consola con il calore della Sua comprensione ed amore.

Perché ogni momento che passiamo con Lui approfondisce la nostra unione con Cristo e renderà la nostra anima eternamente più gloriosa e magnifica in paradiso, poiché il Santissimo Sacramento è il Nostro Salvatore Risorto con tutta la gloria e la bellezza della Sua Resurrezione che fluisce sopra quelli che vengono alla Sua Presenza, a compimento della scrittura
"Tutti coloro che guardano fisso il Signore vengono trasformati di gloria in gloria e resi proprio ad immagine e somiglianza di Dio stesso.” (2Cor. 3:18 )

“C’è qualcosa di troppo meraviglioso che il Signore può fare?” (Gen. 18:14) La tua ora di adorazione cambia il mondo. Quando i discepoli portano a Gesù in offerta 5 pani dicendo “Ma cosa è questo per tanta gente?” (Gv. 6:10)

La Sua benedizione viene moltiplicata in una così grande abbondanza che sfama cinquemila persone con 12 canestri avanzati. Nello stesso modo avviene con la tua ora di adorazione. Il tempo che tu dedichi a stare con Gesù è benedetto da Lui in un modo tale che Lui moltiplica la tua offerta in un’abbondanza di grazie per nutrire quelle persone nel mondo che più hanno bisogno della Sua misericordia.

Dalla Sacramentum Caritatis
In Cristo, Capo della Chiesa suo Corpo, tutti i cristiani formano «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui» (1 Pt 2,9). L’Eucaristia, come mistero da vivere, si offre a ciascuno di noi nella condizione in cui egli si trova, facendo diventare la sua situazione esistenziale luogo in cui vivere quotidianamente la novità cristiana. Se il Sacrificio eucaristico alimenta ed accresce in noi quanto ci è già dato nel Battesimo per il quale tutti siamo chiamati alla santità (218), allora questo deve emergere e mostrarsi proprio nelle situazioni o stati di vita in cui ogni cristiano si trova. Si diviene giorno per giorno culto gradito a Dio vivendo la propria vita come vocazione. A partire dalla convocazione liturgica, è lo stesso sacramento dell’Eucaristia ad impegnarci nella realtà quotidiana perché tutto sia fatto a gloria di Dio. E poiché il mondo è «il campo» (Mt 13,38) in cui Dio pone i suoi figli come buon seme, i cristiani laici, in forza del Battesimo e della Cresima, e corroborati dall’Eucaristia, sono chiamati a vivere la novità radicale portata da Cristo proprio all’interno delle comuni condizioni della vita.(219) Essi devono coltivare il desiderio che l’Eucaristia incida sempre più profondamente nella loro esistenza quotidiana, portandoli ad essere testimoni riconoscibili nel proprio ambiente di lavoro e nella società tutta.(220) Un particolare incoraggiamento rivolgo alle famiglie, perché traggano ispirazione e forza da questo Sacramento. L’amore tra l’uomo e la donna, l’accoglienza della vita, il compito educativo si rivelano quali ambiti privilegiati in cui l’Eucaristia può mostrare la sua capacità di trasformare e portare a pienezza di significato l’esistenza.(221) I Pastori non manchino mai di sostenere, educare ed incoraggiare i fedeli laici a vivere pienamente la propria vocazione alla santità dentro quel mondo che Dio ha tanto amato da dare il suo Figlio perché ne diventasse la salvezza (cfr Gv 3,16).

L'EUCARISTIA SORGENTE DI LUCE

S. Giovanni nella sua prima lettera ci fa conoscere il messaggio che ha ricevuto da Gesù Cristo:”Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre”. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.( 1 Giovanni 2,11). Nella Bibbia la luce che sta a significare il Bene, mentre le tenebre il male. Dio è luce e questo ci fa capire che Dio è la sorgente del bene. Per essere in comunione con Dio dobbiamo camminare nella luce e camminando nella luce siamo in comunione gli uni con gli altri e S. Giovanni aggiunge:”Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato”.

Tutti noi , purtroppo, abbiamo fatto la triste esperienza del peccato e per questo avviciniamoci alla sorgente della luce che è Gesù, il quale ha detto:”Io sono la luce del mondo”e ha voluto che noi cristiani diventassimo la luce del mondo, perché ha detto anche:”Voi siete la luce del mondo” . Riflettiamo brevemente. Se vogliamo vivere con rettitudine avviciniamoci alla sorgente della luce che è Cristo Gesù che noi abbiamo la gioia di ricevere nella SS. Eucaristia. Gesù dice:”Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò”. Allora andiamo con fiducia al trono della grazia. Ci aspetta nel tabernacolo per dirci ciò che è essenziale per vivere nella luce. Dinanzi a Gesù Eucaristia staremo nel silenzio come ci suggerisce il salmo:”Sta in silenzio davanti a Dio”. E nel silenzio per essere illuminati ascoltiamo la sua Parola, perché è proprio la “Sua Parola “ che è lampada al nostro cammino e così camminiamo nella luce. Nel silenzio mediteremo gli esempi di Gesù. E ancora dinanzi a Gesù presente nella SS. Eucaristia ci lasceremo amare da Lui perché la presenza eucaristica è certamente la prova più grande del suo amore per noi. E siccome dall'amore scaturisce l'amore, all'amore di Gesù risponderemo col nostro amore. Dinanzi al tabernacolo saremo illuminati anche nel nostro volto come Mosè quando si incontrò con Dio sul monte, perché Gesù continua a comunicarci il suo spirito. Ma è soprattutto nel momento della S. Comunione che si proietta una grande luce nel nostro spirito. Il S. Curato d'Ars diceva:”Chi fa la comunione si perde in Dio come una goccia d'acqua nell'oceano”. Non è più possibile separarli. Se qualcuno ci chiedesse subito dopo che abbiamo fatto la S.Comunione:” Che cosa portate a casa con voi?”. Noi potremo rispondere:”porto il Paradiso”. Un santo diceva che noi siamo dei “ portatori di Dio“. Perciò continua il S. Curato d'Ars dicendo:”Non mi piace l'abitudine che hanno molti di mettersi subito a leggere dopo aver ricevuto l'Eucaristia. Oh, no! A che serve la parola degli uomini quando è Dio a parlare? Bisogna ascoltare ciò che il buon Dio dice al nostro cuore, perché è Lui la sorgente della luce. Stiamo zitti e diciamo:”Parla tu, Signore, il tuo servo ti ascolta”. Un'anima che ha ricevuto degnamente il sacramento dell' Eucaristia è facilmente riconoscibile perché è talmente immersa nell'amore, pervasa e cambiata nel profondo per la presenza di Gesù, che si fa fatica a riconoscerla. E' umile, dolce, mortificata, caritatevole e modesta; va d'accordo con tutti. E' un'anima capace dei più grandi sacrifici. Lo sappiamo il perché...è illuminata dalla luce eucaristica! Quando siamo di fronte al SS. Sacramento, apriamo il cuore, il buon Dio aprirà il suo. E davvero potremo ripetere anche noi come S. Paolo.”Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”


Don Tommaso Rota

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