I genitori sono i messaggeri di Dio.

Questa qualifica l’hanno ricevuta in dono nel giorno del matrimonio. Quindi è rivolgendosi a Dio, nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola, che maturerà progressivamente la loro autentica identità.
Se un padre e una madre diventano consapevoli di essere per i figli i messaggeri di Dio, tutto il resto viene da sé.

I genitori sono i messaggeri di Dio

Il padre e la madre non sono educatori cristiani qualunque. Essi sono messaggeri di Dio. È Dio stesso che conferisce ai genitori la dignità di educatori. Agli altri educatori rimane il dovere di rispettare questa qualifica, di risvegliarla qualora si assopisse, di promuoverla come un dono del Signore per tutti.
Dal giorno del matrimonio gli sposi sono dotati di grazie particolari che non devono rimanere inattive. Quando la comunità cristiana invita i genitori a educare i figli nella fede, non affida loro un incarico e non chiede una supplenza, ma riconosce in loro un dono che devono far fruttificare e una missione che debbono compiere. Non esiste quindi alcuna delega, perché i genitori sono araldi della fede ed educatori dei loro figli .

Una chiamata personale

Nessuno può arrogarsi il titolo di messaggero di un altro, se non ne ha ricevuto l’incarico. Anche per i genitori sarebbe una presunzione chiamarsi messaggeri di Dio se non esistesse per loro una precisa chiamata in tal senso. Questa chiamata ufficiale c’è stata nel giorno del loro matrimonio.
Il padre e la madre educano i loro figli alla fede, non per un invito esterno né per un istinto interiore, ma perché chiamati direttamente da Dio con il sacramento del matrimonio. Essi hanno ricevuto dal Signore, in modo solenne davanti alla comunità, una vocazione ufficiale, una chiamata personale-a-due, come coppia.

Una grande missione

I genitori non sono chiamati a dare un’informazione qualunque su Dio: devono essere annunciatori di un avvenimento, o meglio di una serie di fatti, in cui il Signore si rende presente. Essi proclamano la presenza di Dio, ciò che egli ha compiuto nella loro famiglia e ciò che sta compiendo. Essi sono testimoni di questa presenza amorosa con la parola e con la vita.
I coniugi sono testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari (AA, 11). Essi, in quanto messaggeri di Dio, devono vedere il Signore presente nella loro casa e indicarlo ai figli con la parola e la vita. Diversamente sono infedeli alla loro dignità e compromettono seriamente la missione ricevuta nel matrimonio. Il padre e la madre non spiegano Dio, ma lo mostrano presente, perché essi stessi l’hanno scoperto e familiarizzano con lui.

Con la forza dell’esistenza

Il messaggero è uno che grida il messaggio. La forza dell’annuncio non è da valutare nel tono della voce, ma è una convinzione personale forte, una capacità persuasiva penetrante, un entusiasmo che traspare in ogni forma e in ogni circostanza.
Per essere messaggeri di Dio i genitori devono avere convinzioni cristiane profonde che coinvolgano la loro vita. In questo campo la buona volontà, lo stesso amore, non bastano. I genitori si devono acquistare, con la grazia di Dio, un’abilità anzitutto rafforzando le loro convinzioni morali e religiose, dando l’esempio, riflettendo insieme sulla loro esperienza, riflettendo con altri genitori, con educatori esperti, con sacerdoti (Giovanni Paolo II, Discorso al III Congresso internazionale della famiglia, 30 ottobre 1978).
Non possono quindi pretendere di educare i figli alla fede se le loro parole non vibrano e non risuonano all’unisono con la propria vita. Nel chiamarli a diventare suoi messaggeri, Dio chiede molto ai genitori, ma con il sacramento del matrimonio assicura la sua presenza nella loro famiglia, portandovi la sua grazia.

La novità cristiana nel messaggio familiare
Il messaggio è una proposta che trasforma, rinnova, apre visuali sconosciute, ed è destinato a persone ben precise. Esso si esprime in termini essenziali, dice solo quello che è essenziale e importante.
Ai genitori Dio non affida delle semplici notizie che lo riguardano, ma un messaggio che contiene ciò che gli è più caro: la propria immagine, il proprio amore come si manifesta in Gesù Salvatore, la propria vita di comunione con il Figlio e con lo Spirito Santo, che si vive nella comunità cristiana. È un messaggio prezioso, preciso, originale, da conservare con cura, per trasmetterlo in modo completo ai figli, che sono i destinatari privilegiati, anche se non esclusivi.
Per affidare questo messaggio e abilitare coloro che lo annunciano, Dio sposa nel matrimonio un uomo e una donna e li rende coppia. È un messaggio che si ascolta soltanto in famiglia, perché è stato consegnato ai genitori e a nessun altro in modo così incisivo ed efficace. Lo si può sentire anche fuori casa, ma non con quell’accento, quel tono, quella vibrazione, che attinge la sua forza nel sacramento del matrimonio.
Quando i figli frequenteranno il catechismo o andranno a scuola di teologia riceveranno forse un messaggio più esteso, organico e completo. Ma non in quei termini essenziali e fondamentali! Mancherà sempre quel qualcosa che è tipico del messaggio cristiano dato dai genitori. Il padre e la madre sono veramente insostituibili.
Qual è il messaggio che tutti i genitori hanno ricevuto in dono dal sacramento del matrimonio e devono comunicare ai figli?

Dio è Padre nostro

Dio chiama i genitori per affidare loro il messaggio della sua paternità e maternità. Uno solo è il vostro Padre: Dio (Mt 23,8).
Può forse una mamma dimenticare il suo bambino, non avere compassione del frutto delle sue viscere? Ma anche se lo dimenticasse, io non potrò dimenticarti (Is 49,15).
Dio, attraverso Gesù Cristo, ci ha insegnato a chiamarlo babbo o papà. Ognuno è invitato ad incontrarsi con Dio con la semplicità e la spontaneità con cui il bambino si rivolge al suo papà e alla sua mamma nell’intimità della famiglia. Questo è un messaggio che i figli imparano con estrema naturalezza nel dialogo, nell’amore e nei comportamenti dei genitori e molto difficilmente imparano da altre persone.
È indispensabile però che il padre e la madre abbandonino quell’amore egoista, geloso, invadente, iperprotettivo, per trasmettere un amore gratuito, oblativo, proprio com’è l’amore di Dio. In tal modo essi realizzano, anche a livello umano, una paternità e una maternità autentiche, perché le riscoprono alla sorgente, cioè in Dio, da cui proviene ogni paternità e maternità. Come è grande la missione dei genitori: insegnare ai figli l’amore di Dio, far sì che questo amore diventi per loro una cosa grande (Giovanni Paolo I, Allocuzione ai vescovi degli Stati Uniti d’America, 21 settembre 1978).

Gesù Cristo è il nostro Salvatore

Gesù Cristo ci parla attraverso l’alleanza che egli stringe con gli uomini, a nome del Padre. Il disegno di Dio comprende prima di tutto la sua comunione di vita con noi, cioè la promozione di tutta la persona umana, mediante la liberazione dal peccato. La liberazione, in concreto, si realizza nel riscoprire un nuovo senso della vita e del mondo e nell’orientare il proprio agire secondo la volontà di Dio.
Questo progetto di salvezza che Gesù Cristo attualizza oggi nel mondo lo si incontra nell’impegno educativo dei genitori, i quali promuovono nei figli la crescita dell’uomo nuovo, voluto da Dio, secondo la prospettiva del battesimo. Il disimpegno del padre e della madre, il facile permissivismo, la tacita rinuncia alla missione educativa, ostacolano l’opera salvatrice di Gesù Cristo che deve invece attuarsi mediante la loro collaborazione con il Salvatore.

La nostra comunione è nello Spirito Santo

Lo Spirito del Signore risorto è presente nel mondo per creare tra gli uomini la comunione fraterna, perché sono figli dello stesso Padre. Dove poter scoprire questa azione dello Spirito in una società che preferisce la lotta, la violenza e la conflittualità permanente alla fratellanza? Lo Spirito affida questo messaggio alla famiglia, perché i figli in essa hanno la prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa: sempre, attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano introdotti nel consorzio civile e nel popolo di Dio (GE 3).
Infatti nella comunità familiare non esiste un settore della vita che non sia influenzato dal soffio dell’amore. Il lavoro e il riposo, la donazione fisica e la comprensione, la gioia e la tristezza, l’intimità del focolare e l’apertura verso i problemi degli altri: tutto ciò trova la sua fonte nell’amore e tende al suo approfondimento e al suo soddisfacimento (Lettera pastorale dei vescovi polacchi, 1977).
La comunione reciproca tra i genitori e i figli è segno e anticipo del progetto dello Spirito sul mondo. Il messaggio che Dio affida ai genitori è essenziale, perché contiene il cuore dell’annuncio cristiano.
Al di fuori della famiglia, altri potranno parlare di Dio Padre, di Gesù Cristo Salvatore, della comunione nello Spirito Santo, forse con termini più appropriati e con una presentazione più completa, ma nessuno può sostituire la competenza che il padre e la madre derivano dal sacramento del matrimonio.

Il messaggio da interpretare ogni giorno ai figli

Ogni messaggio esige di essere interpretato e capito continuamente. Soprattutto dev’essere confrontato con le situazioni di vita, perché esso si rivolge all’esistenza, agli aspetti più profondi della vita là dove si sollevano gli interrogativi più seri che non si possono eludere. Sono i messaggeri, nel nostro caso i genitori, gli incaricati di decifrarlo, perché a loro è stato concesso il dono dell’interpretazione.
Dio assegna ai genitori il compito di applicare alla vita familiare i significati del messaggio e di trasmettere così ai figli il senso cristiano dell’esistenza.
Questo aspetto originale dell’educazione alla fede in famiglia comporta i momenti tipici di ogni esperienza pratica: l’apprendimento di un codice di interpretazione, l’acquisizione del linguaggio e l’appropriazione dei gesti e dei comportamenti comunitari.

Il codice dell’interpretazione cristiana

Il messaggio cristiano rivela i suoi significati nel confronto diretto con le situazioni della vita. È di qui che riscopre profondamente la sua realtà di messaggio che salva.
Educare i figli alla fede, per i genitori equivale a trasmettere loro il codice cristiano dell’esistenza, cioè educarli a uno sguardo di fede sugli avvenimenti, sulle persone, sulle cose, sul mondo. Il padre e la madre sono attenti all’ambiente della famiglia dove i fatti, le realtà, le opinioni, i giudizi, si ripercuotono con particolare incidenza.
La parola di Dio trova in famiglia un’eco originale per l’intensità dei rapporti familiari e per la fiducia reciproca.
Sotto l’incalzare di tante situazioni e notizie contraddittorie, che giungono in famiglia soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione, è indispensabile un codice interpretativo, che aiuti a formulare un giudizio valido e coerente, senza lasciarsi travolgere dalle facili opinioni correnti.
Tra i diversi modi di giudicare gli avvenimenti c’è quello cristiano che legge gli avvenimenti e la vita alla luce della fede e del progetto di Dio.
Il codice di interpretazione cristiana si può, sostanzialmente, enucleare in questi criteri di base.

La provvidenza di Dio

Il Dio di Gesù Cristo è provvidente perché è Padre. È in azione nel mondo con l’uomo, nell’uomo e attraverso l’uomo.
È un Dio che non si sostituisce a noi: per questo il suo progetto incontra molte difficoltà e opposizioni. Al di là delle vicende quotidiane è indispensabile cogliere con lo sguardo della fede la presenza del Signore che intesse con sapienza e pazienza il suo disegno di amore sui singoli, sulle famiglie e su ogni comunità. I genitori devono educare i figli a questa visione della vita che sa intravvedere il volto di Dio che realizza la sua salvezza nonostante tutto. Per poter interpretare con questa sensibilità cristiana gli avvenimenti è necessario che i genitori abbiano una grande familiarità con la parola di Dio nella quale si può vedere il modo di agire di Dio. La Bibbia è una lettera d’amore scritta da Dio e indirizzata a noi: va letta tutta con fede, volentieri, con amore come tutte le lettere d’amore.

La liberazione dal peccato

Nel mondo esiste il male, che il cristiano chiama peccato, con tutte le sue cause e le sue conseguenze: egoismo, ingiustizia, violenza... Le vicende della famiglia a volte sembrano contraddire il disegno d’amore di Dio. Lo sguardo di fede fa scoprire, anche al di là di tali situazioni, la presenza amorosa di Dio Padre. Il peccato dell’uomo è il luogo in cui si scopre che Dio è l’unico Salvatore.

L’attesa dei cieli nuovi e della terra nuova

I genitori devono sapere e insegnare che nel mondo è in azione lo Spirito del Risorto che opera per preparare cieli nuovi e una terra nuova (Ap 21,1). Tale sguardo di fede deve aiutare i figli ad essere protagonisti attivi di questo progetto per rendere la terra più abitabile. È una speranza che viene a noi dallo Spirito.
Infatti la realizzazione di questo progetto di Dio non dipende soltanto dall’uomo, ma è dono dello Spirito che estende al mondo la comunione di vita esistente tra il Padre e il Figlio anticipando così il realizzarsi di una nuova creazione.
(Lino Pedron)