Famiglia e Vocazione
Il progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia si configura essenzialmente come una vocazione che Egli rivolge all’uomo, chiamandolo a cooperare al suo piano di salvezza. Quella vocazionale non può essere considerata perciò come una semplice appendice della spiritualità coniugale, ma va vista come la dimensione essenziale per comprendere il compito assegnato da Dio agli sposi. Si può dire che l’intera morale coniugale e familiare si fonda sulla sacramentalità del matrimonio, ma nello stesso tempo si esprime come risposta alla chiamata di Dio. La sacramentalità è il fondamento ontologico della vita matrimoniale, mentre la dimensione vocazionale è l’invito alla sua concretizzazione storica. Mediante il sacramento gli sposi cristiani vengono costituiti come ri-presentazione storica del rapporto di amore di Cristo per la sua Chiesa: un amore che è segnato dalla fedeltà, dall’indissolubilità e dalla fecondità. Percependo l’appello vocazionale i coniugi avvertono di dover tradurre nella pratica della loro vita quotidiana queste proprietà morali del loro matrimonio; avvertono anche di essere ad un tempo sostenuti dalla grazia di Dio e capaci di diffonderla sull’intero Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa.
Gli sposi sono dei “chiamati”, che aderiscono in modo libero e cosciente al progetto di Dio nei loro confronti ed impostano l’intera loro esistenza matrimoniale come una risposta continua a questa sua chiamata. Essi vivono nella consapevolezza che Dio non si limita a chiamare, ma dona anche la grazia sufficiente perché si possa rispondere adeguatamente alla sua chiamata. È chiaro che ci sarà sempre una sproporzione tra la grandezza della vocazione cristiana e l’inadeguatezza della risposta umana, ma è altrettanto chiaro che la grazia dello Spirito Santo e lo sforzo quotidiano dell’uomo si fondono nel tentativo, sempre faticoso ed imperfetto, di fare la volontà del Signore e di corrispondere al suo piano di salvezza.
Nell’ambito della vocazione matrimoniale e familiare possiamo distinguere una vocazione al matrimonio e una vocazione nel matrimonio; possiamo inoltre affermare che il discernimento vocazionale, che ogni persona è chiamata a fare nella sua vita, trova proprio nella famiglia il suo luogo privilegiato. Sono queste le tematiche che ci accingiamo a sviluppare in questo capitolo, che possiamo considerare conclusivo e riassuntivo della riflessione fin qui condotta.
Vocazione al matrimonio
Dio chiama l’uomo alla comunione eterna con Lui, ossia alla partecipazione al suo stesso amore trinitario. Egli desidera essere il partner dell’uomo, al quale offre la sua Alleanza, fondata sulla sua fedeltà di Padre, che tanto ama il mondo da donare il proprio unigenito Figlio (Gv 3,16), al fine di “riversare” su ogni uomo la grazia del suo Spirito (Rom 5,5) e renderlo così capace di dialogare con Lui nell’amore.
Ogni vocazione si innesta in questo progetto salvifico di Dio e prende configurazione storica a partire dal dinamismo dell’amore trinitario. In altri termini la vocazione del cristiano nasce sempre dal cuore di Dio uno e trino: essa infatti è una Parola che il Padre pronuncia nel suo Figlio e che giunge al cuore dell’uomo mediante un’illuminazione dello Spirito. La persona raggiunta dalla chiamata divina si sente fondamentalmente amata da Dio e spinta a rispondere con l’amore a quest’amore soprannaturale.
Questo vale ovviamente per ogni tipo di vocazione e ci aiuta a comprendere come ci sia non solo una complementarietà fra le diverse chiamate, ma anche un fondamento comune, valido per tutti, che è la vocazione universale alla santità.[1] Sia la chiamata alla consacrazione verginale che quella al matrimonio, come anche la vocazione al ministero ordinato o ad un servizio permanente di carità da vivere nel mondo[2] sono legate da questa chiamata alla santità, che il Padre rivolge ad ogni persona, perchè Egli vuole “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim 2,4).
Questo vuol dire che non solo la chiamata alla vita consacrata, ma anche la vocazione al matrimonio nasce dal cuore di Dio. È Lui infatti che mette nella persona un grande desiderio di amare, di avere dei figli e di costruire una famiglia, facendo capire a poco a poco, attraverso le più svariate circostanze della vita, con quale partner si possa realizzare questo progetto. L’incontro con la persona amata, l’innamoramento, la stessa attrazione provata per una specifica persona, scelta fra tante altre, trovano il loro fondamento nella chiamata di Dio.
Gli elementi umani entrano così a pieno titolo nella vocazione soprannaturale, la quale si esplicita proprio attraverso le voci della natura. Non c’è separazione tra le “spinte” naturali all’amore interpersonale e la chiamata che viene da Dio, in quanto la vocazione all’amore è scritta nella natura stessa dell’uomo ed è la prima fondamentale chiamata rivolta da Dio ad ogni uomo.[3] Si può dire che ogni vocazione è una chiamata all’amore, che trova forme diverse di esplicitazione storica.
La vocazione al matrimonio si traduce specificamente nell’attrazione verso una determinata persona, nell’innamoramento provato nei suoi confronti, nella volontà di condividere tutta la propria vita con questa persona e di costruire insieme a lei una famiglia, nel desiderio di riversare la bellezza di quest’amore di coppia su tutta la società. Ora, in nessuno di questi momenti Dio è assente. La sua voce, che parla al cuore della persona, spinge sempre verso la direzione giusta, che è quella dell’amore inteso come partecipazione alla sua stessa vita trinitaria. Naturalmente questo esige che la persona sia attenta all’ascolto della Parola di Dio e predisposta a seguirne le indicazioni, che non sono mai delle imposizioni, in quanto si rivolgono sempre alla libertà della persona e richiedono un’adesione consapevole e volontaria. L’amore infatti non si impone mai, dal momento che esso è vero solo se cresce sul terreno della libertà: un amore “obbligato” non sarebbe infatti autentico. Nessuno può imporre ad un altro il proprio amore, nemmeno Dio, il quale è sommamente rispettoso della libertà dell’uomo.
La chiamata all’amore, che trova nel matrimonio un’espressione sublime, esige dunque un attento discernimento da parte dell’uomo, una predisposizione permanente a captare le parole del Signore, quali si possono cogliere nei fatti della vita, nelle persone con cui si viene a contatto, nell’intimità della preghiera e dell’ascolto della Parola rivelata, ma soprattutto nella profondità del proprio cuore, dove lo Spirito incessantemente fa udire la sua voce.
Il discernimento vocazionale è fra le opere più importanti della pastorale della Chiesa. Esso si avvale da sempre di sagge guide spirituali, che cercano di orientare i giovani alla scoperta del piano di Dio nei loro confronti. Da questo discernimento comincia la preparazione al matrimonio, la quale non può limitarsi ad alcuni incontri immediatamente prima della celebrazione sacramentale, ma deve partire da lontano, puntando soprattutto a valorizzare la dimensione vocazionale del matrimonio stesso. Non ci si sposa per consuetudine o per convenzione sociale, ma perché si è stati chiamati a questo da Dio. Il fatto che la maggior parte delle persone siano chiamate al matrimonio nulla toglie alla ricchezza di questa vocazione, che è preziosa e specifica, ricca e feconda, tanto quanto la chiamata alla vita consacrata nella verginità o al ministero ordinato.
Solo su una solida base vocazionale si può costruire un matrimonio stabile, che faccia maturare nei due nubendi il convincimento di sposarsi “nel Signore”, ossia di rispondere ad un suo preciso progetto di salvezza.(Cascone)