Vegliare e Pregare

don Pompilio Pati

Perché i gruppi de L’Ora di Gesù preferiscono le ore notturne, ogni lunedì alle ore 20,00 o vegliando la notte, per vivere il loro momento di adorazione eucaristica?

Semplicemente per rispondere all’invito di Gesù: “vegliate pregando”!

Nei Vangeli Sinottici (Matteo, Marco e Luca) troviamo quello che viene chiamato il “discorso escatologico” di Gesù, cioè quell’insegnamento che egli ci ha lasciato sull’escaton (cfr. Mt 24--25; Mc 13; Lc 21). Con questo termine si intende la realtà ultima, quella che nel vecchio catechismo veniva indicata come “i novissimi (morte, giudizio, inferno e paradiso), ossia quello che è al di là di questo mondo, e che potremmo anche indicare come l’al-di-là o la fine di questo mondo, oppure, per essere più precisi, il fine di questo mondo e di questa vita.

Ebbene, proprio in questo discorso troviamo gli inviti di Gesù alla vigilanza e alla preghiera (cfr. Mt 24,42-44; Mc 13,33-37; Lc 21,34.36).

Ma soffermiamoci su Marco, circa il tema della vigilanza, e, poi, su Luca, che lega la vigilanza alla preghiera.

Vigilare-vegliare (Mc 13,33-37)

Nei vv. 33-37 per 4 volte viene rivolto ai discepoli l’invito a vegliare!

“Fate attenzione (blépete), vegliate (agrypnéite), perché non sapete quando è il momento (kairós)… Vegliate (gregoréite) dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino… Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate! (gregoréite)”.

Il brano inizia con un invito (è un imperativo!) a “fare attenzione” (“blépete”: fate attenzione, state in guardia, state attenti); nello stesso v. 33 troviamo un termine che ricorre soltanto qui (agrypnéo), e che potremmo tradurre con “restate svegli” (agrypnéite); nei vv. 34.35.37, troviamo il più comune gregoréo: “vegliate” (gregoréite), termine che viene ripetuto sei volte nei cc. 13 e 14 di Marco: nel v. 34 esprime l’unico ordine, rivolto al portinaio; invece nei vv. 35.37 è rivolto ai discepoli di ogni tempo.

Siamo, dunque, chiamati a non vivere assopiti, addormentati, come stanchi e affaticati, ma nella trepida vigilanza, che caratterizza l’attesa del ritorno di una persona cara, amata.

Gregoréin, poi, che ricorre 3 volte, è il verbo tipico della sentinella, che, etimologicamente, sembra collegato a risorgere (egheiréin).

Per cui, il Cristiano è colui che veglia come perennemente risorto, attento allo scrutare i segni dei tempi, senza mai chiudere gli occhi, né lasciarsi abbagliare dalle effimere luci del mondo, o lasciarsi intontire da valori sballati, bensì restando lucido e all’erta, concentrato, a custodia di ciò che è importante, addirittura essenziale!

Anche nel Getsemani, prima del suo arresto, Gesù inviterà i suoi discepoli a vegliare: “Restate qui e vegliate” (Mc 14,34); Simone, nello stesso contesto, sarà rimproverato perché non ha “avuto la forza di vegliare una sola ora” (Mc 14,37); e a lui, come a tutto il gruppo dei discepoli che stanno dormendo, Gesù rivolgerà nuovamente l’invito: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione” (Mc 14,38).

Vegliare pregando (Lc 21,34.36)

“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso… Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere…”.

Abbiamo notato come già l’evangelista Marco abbia legato i due verbi, vegliare e pregare; Luca fa la stessa cosa, anzi la amplia.

Innanzitutto, perché non lega i due verbi, affiancandoli, con la congiunzione e, come fa Marco, bensì li connette più strettamente, quasi indissolubilmente: “agrypnéite…deómai”, “vegliate… pregando” (v. 36): vegliare è pregare, si sta svegli quando si prega! E aggiunge: in ogni momento”, ossia assumere la preghiera come stile di vita, rimanendo sempre orientati su Dio, nella ricerca continua di ciò che egli desidera e vuole, e questo ci permette di rimanere desti, di non lasciarci sviare, distrarre, perderci affanni e preoccupazioni inutili.

Secondariamente, perché diventa la difesa e lo scudo, non solo da ogni dissipazione o distrazione, ma anche da ogni tentazione, anzi l’occasione per superare e vincere ogni tentazione: “Giunto (Gesù) sul luogo (l’orto del Getsemani), disse loro (agli undici apostoli): Pregate, per non entrare in tentazione… Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione” (Lc 22,40.46).

Sottrarre spazio e tempo alla “notte”

Se la veglia avviene di notte, essa si carica di un ulteriore significato, perché sottrae spazio e tempo ad essa, ed essendo “la notte” il segno del male e del peccato, significa sottrarre spazio, tempo e forza al male e al maligno.

Lunga più del giorno sembra la notte, con le sue tenebre. Lo sa bene il sofferente insonne, come confessa Giobbe: “Notti di ansia mi sono ormai riservate. Se mi corico, dico: Quando è ora di alzarsi? La notte è sempre più lunga e io sono stanco di rigirarmi fino all’alba” (Gb 7,3-4). Isaia ha “sceneggiato” il peso della notte: “Sentinella, quanto resta della notte? L’altra sentinella risponde: Viene il mattino, ma poi ancora la notte” (Is 21,11-12).

In questa luce, il sonno diventa il segno dell’indifferenza, anzi, del rifiuto di un impegno serio e operoso. E se è vero che la tenebra è simbolo del male e del peccato, è evidente che chi si adagia nel suo grembo facendosi accogliere e cullare diventa “figlio delle tenebre”, cioè succube dell’empietà e dell’immoralità.

Perciò, continuerà san Paolo, commentando idealmente le parole di Cristo: “Voi, però, non siete nelle tenebre... perché siete figli della luce e del giorno. Noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo, allora, come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri!” (1Ts 5,4-6).

Ma l’Apostolo è convinto di una necessità che vale anche per i cristiani che si lasciano lambire dal torpore: “È ormai tempo di svegliarsi dal sonno, perché adesso la salvezza è vicina... La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce!” (Rm 13,11-12).


Don Pompilio Pati