Saper riconoscere i doni


Sappiamo tutti cosa è l'Eucarestia. L'Eucarestia è il sacramento della presenza in mezzo a noi del Signore Gesù in corpo sangue e anima e divinità. E' il segno dell'amore grande che Dio ha fatto all'umanità. E' segno di un dono che viene a noi concesso: la presenza permanente di Dio tra noi. Prima di congedarsi da questo mondo Gesù ai suoi discepoli ha detto- Io sono tra voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi-. Ci sono diverse presenze di Dio tra noi, quella eucaristica è la presenza, direi più eccelsa, la presenza per antonomasia, perché è la presenza reale del Verbo di Dio, vero Dio e vero Uomo. Questa presenza ci suggerisce una verità di fede molto importante , e cioè, che Dio che si rende presente fra noi nella persona di Gesù, sacramentalmente presente nell'Eucarestia, Dio è colui che si dona, è colui che non soltanto comunica con gli uomini, ma si dona si rende presente tra gli uomini, e si rende presente con tutta la sua identità. E la sua è una presenza di amore. Nessuno di noi avrebbe diritto ad avere un Dio così vicino, così oggetto della nostra contemplazione. Questa presenza ci dice , che a Dio che si è manifestato nella persona di Gesù, ciò che gli sta particolarmente a cuore è donare. Se dunque il sacramento dell'Eucarestia, è il sacramento di un dono; il più grande dono che Dio abbia potuto fare agli uomini. Credo che sia giusto, che sia conveniente sviluppare in noi una spiritualità del dono, credo che sia utile cioè che noi, nelle impostazioni della nostra vita, nella modalità della nostra presenza, nel nostro modo di vedere, giudicare, agire, facciamo più attenzione ai doni che abbiamo ricevuto nella nostra vita, così come la vita viene da noi storicamente vissuta. Ai doni che abbiamo ricevuto dal Creato, ai doni che abbiamo ricevuto nella nostra vita umana, ai doni che abbiamo ricevuto nella nostra vita cristiana, familiare. Questa modalità di saper cogliere tutto ciò che ci viene donato, non è tanto diffusa, come dovrebbe essere, perché ho l'impressione che la nostra tendenza , il nostro modo abituale di vedere le cose è quella di vederlo sotto l'angolo dei diritti. Siamo talmente abituati a vivere nella cultura delle rivendicazioni dei diritti che ci sembra che tutto sia dovuto, e tutto quello che noi abbiamo, non so perché, è a noi dovuto. E non sappiamo cogliere a sufficienza le manifestazioni di amore gratuito, le manifestazioni di dono che ci vengono offerte e che sono presenti nella vita. Proviamo a vedere le cose sotto l'ottica del dono e ci rendiamo conto che la nostra vita appare diversa. Per noi cristiani, che sappiamo che il mondo è stato liberamente creato da Dio, che il mondo non è il risultato di una evoluzione meccanica che per caso è avvenuta in questo nostro pianeta, ma che il mondo è un dono, che il Signore ci ha fatto. E' un dono la capacità che gli uomini hanno con la loro scienza e tecnica di migliorare e trasformare le cose. E' un dono la bellezza del creato. E' un dono la vita. E' un dono la parrocchia, è un dono avere nella parrocchia un sacerdote. E' un dono la famiglia è un dono avere un coniuge che mi vuole bene. Sono un dono i figli. Non pensiamo sovente a questa cosa, siamo abituati, invece, a pensare a tutta questa nostra realtà umana, personale e sociale sotto l'angolo del dovuto. Invece, come cristiani sappiamo che tutto è posto sotto la Provvidenza di Dio, e che molteplici sono le testimonianze del suo amore nel mondo. Dovremmo abituarci di più a sviluppare una cultura che sappia valorizzare i doni che noi riceviamo. C'è un bellissimo salmo,135,136 in cui il salmista invita tutti a lodare il Signore perché è buono perché eterna è la sua misericordia, Egli che ha creato i Cieli,
perché eterna è la sua misericordia.
Anche la provvidenza quotidiana, tutto viene visto nella misericordia di Dio, nella bontà di Dio
Avere una anima eucaristica significa saper coglier i doni che sono presenti nella vita mia personale e familiare e di conseguenza, una volta che si è allenati a saper cogliere le espressioni molteplici di amore che ci sono offerte, di conseguenza essere capaci di dire grazie, Signore Ti rendo grazie, sono riconoscente nei tuoi confronti. Il verbo più diffuso nelle lettere di S. Paolo è questo: ringraziamo, ringraziamo Dio, per i molteplici doni che Egli ci ha concesso. Nei confronti di Dio non dobbiamo rivendicare diritti, come lo facciamo con gli uomini, nei confronti di Dio non possiamo avere un atteggiamento di rivendicazione perché Lui è la fonte della bontà. Nella parabola dei vignaioli il Signore si comporta con liberalità, e distribuisce i meriti secondo la sua misericordia e la sua bontà. Dunque il primo elemento di spiritualità che io vorrei fosse diffuso fra di voi è quella tendenza, quell'atteggiamento a saper cogliere tanti ordinari segni di bontà che sono presenti nella nostra vita. Sia nella nostra vita naturale che nella vita soprannaturale, sia nella nostra vita umana che cristiana, sia nella vita cristiana personale che nella vita ecclesiale, sia nella famiglia che nella società. Abituiamoci a saper cogliere nella vita i frammenti di bontà che sono presenti nel mondo. Non dobbiamo essere persone pessimiste che vedono tutto sotto l'aspetto negativo, che contestano sempre, che si lamentano sempre. Dobbiamo essere capaci di individuare nella nostra vita, e ci sono, tanti, tanti segni di bontà. La persona che mi è accanto non è un mio nemico, ma un dono che il Signore mi ha fatto, e così si può dire di tutti voi. Abituiamoci a saper cogliere questa prima e fondamentale dimensione.

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